L'occhio di
Shivah

Anno: 1926 ca.
Paese: Italia
Durata: 13′

Didascalie italiane con sottotitoli inglesi

Audio:  Muto
Musiche Originali: Radio Days 
Restauro a cura di Cineteca dello Stretto e Museo Nazionale del Cinema di Torino
 
 

Cast and Credits

Sog.: dal romanzo omonimo di                R. Gardenghi. DCP. B/N . (da 9.5mm negativo camera).

8
scatola

Scheda

Nella memoria di tutti è indelebile quella sensazione di sconforto che si provava nell’esatto momento in cui si scoperchiava una scatola di dolci e… non c’erano i dolci. 

Questa è una storia dal principio simile, ma con un finale sorprendente. Nel buio di una cantina, invasa da centinaia di pizze cinematografiche di ogni genere e tipo, la luce della torcia fa brillare qualcosa, una scatola di latta. 

Dall’aspetto sembra essere una vecchia latta di inizio secolo scorso, le illustrazioni stile liberty e il font pomposo mostrano l’ingresso di una pasticceria di Palermo, pluripremiata con medaglie d’oro e d’argento. Dopo un breve momento di contemplazione, la curiosità ha preso il sopravvento e il contenuto si è rivelato sbalorditivo. 

All’interno sono disposte accuratamente una cinquantina di foglietti di carta spillati, quasi a formare un voluttuoso labirinto e un piccolo contenitore in cartoncino.

Ogni foglietto di carta racchiude un frammento di pellicola 9.5 mm negativo camera e delle iscrizioni numeriche e descrittive delle scene. Il cofanetto in cartone, invece, contiene una ventina di cartoncini scritti minuziosamente a mano dagli autori, che riportano i titoli di testa, di coda e le didascalie da inserire successivamente nel montaggio. 

Gli elementi principali del cortometraggio sono due giovani innamorati, una fiat 521 e una regina indiana, protagonisti di una maccheronica avventura ambientata in terre lontane.

I sorrisi, gli sguardi in camera e qualche buco di trama sono tutti indizi sulla presunta origine amatoriale del filmato. Non è tanto la trama ad avere un ruolo centrale nel ritrovamento, bensì l’eccezionalità del lato umano che impregna questo lavoro.

Il fato ha riportato alla luce questo piccolo scrigno, ricco di ricordi e memorie, proprio nel centenario dell’invenzione del formato 9.5mm, che ha avuto il grande merito di permettere a persone come R.Gardenghi e amici di poter rappresentare, con una buona dose di creatività e fantasia, la loro storia, trasformando il giardino di casa in una foresta indiana, in cui perdersi, innamorarsi e immergersi in una realtà lontana anni luce da quella vissuta. 

Non è forse questa la magia del cinema?

Immagini

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